Le origini delle carte da gioco non sono ancora note con certezza. Inizialmente introdotte in Spagna dagli Arabi (precisamente dai Mamelucchi Egiziani) intorno al XIV° secolo, si sono ben presto diffuse fino ad arrivare anche in Sicilia.
Qui la loro popolarità aumentò notevolmente durante il Rinascimento, quando le costose carte dipinte a mano su pergamena o cuoio furono rimpiazzate da quelle stampate con la tecnica della xilografia.
Il mazzo di carte siciliano è simile a quello spagnolo ma presenta sostanziali differenze:
· ha dimensioni più piccole;
· è composto da 40 carte invece di 52;
· ha dieci carte per ognuno dei 4 semi: bastoni (o mazze), denari (o ori), spade e coppe;
· comprende una sequenza di carte dall’uno al sette e tre figure: donna (al posto del fante), cavallo (raffigurato da un cavaliere a dorso di un cavallo grigio) e Re, rappresentate per intero e non a metà come sulle carte spagnole.
Particolare attenzione merita la carta del Cavallo (raffigurata da un cavaliere a dorso di un cavallo grigio), che in siciliano viene chiamata ”Sceccu” (dall’arabo “Shaykh”, ovvero persona di grande rispetto), perchè è un chiaro riferimento alla tradizione islamica di raffigurare i personaggi importanti a cavallo di un asino, per indicare quell’umiltà spirituale con la quale ci si deve presentare in visita alla tomba del Profeta.
Probabilmente le carte siciliane derivano anche dal mazzo del Tarocco Siciliano (con l'esclusione dei trionfi e di alcune carte numerali), infatti mentre il mazzo del Tarocco Siciliano è composto da 64 carte, quello delle carte siciliane è di solo 40 carte. Per il resto i mazzi sono molto simili, se non addirittura uguali.